Per un attimo mi dico che forse sto sognando, che in realtà sono ancora steso nel letto della Gastehaus a Trieben, in dormiveglia, così come devono essere un prodotto della mia immaginazione le due signore che salgono a piedi con semplici scarponi, trascinando uno slittino. Ma il braccio che alzo per salutarle è reale, così come la loro risposta e l’invito a fermarmi, per chiedermi:
“Cosa succede su al rifugio? Ci sono un sacco di moto!”
“È un motoraduno signora. Sarebbe così gentile da
scattarmi una foto?”
Già, impegnato nella salita non estraggo la fotocamera nemmeno una volta. Senza questa immagine, ho paura che una volta tornato a casa mi direbbero che questo racconto è davvero frutto della mia immaginazione, prima di chiudermi in un istituto di recupero.
La velocità media fin qui sarà stata, sì e no, di cinque chilometri orari. Fossi salito a piedi come le due signore avrei impiegato lo stesso tempo, e solitamente verrebbe da pensare “ma avresti fatto più fatica che in moto”. In questo caso non ne sono così sicuro.